lunedì 27 ottobre 2014

Lei contro Voi -- e Noi

Una delle questioni più interessanti esposte nel documentario dell'Istituto Luce


 e ad onor del vero una delle poche, è quella del "Lei" (in maiuscolo) come pronome allocutivo, formale, "di riguardo" o "di cortesia"; qui il solito speaker nasofono dell'epoca descrive la "Mostra Anti Lei" visitata assieme a una scolaresca e "Allestita allo scopo di combattere l'uso del "Lei", a favore dell'italianissimo "voi" e del "tu". Con una documentazione di autori Italiani che dal 1300 al 1600 rivendicarono per primi l'italianità del "tu" contro il "Lei" servile e straniero!";


come ricorda il doc, questo menò fra l'altro al cambiamento del titolo della rivista femminile "Lei", tramutato all'occasione in "Anna Bella", e al monologo di Totò che si inventò la storiella di Galileo Galivoi e per questo fu denunciato, per poi essere graziato da "Lui" in persona, con il lapidario commento, in linea con il personaggio accusato: "Fesserie";
con tutta la sua ambiguità, l'episodio della rivista riassume in sé tutto quello che c'è da dire a proposito, infatti il "Lei" che affibbiamo comunemente al nostro Gentile interlocutore è ancora e sempre il medesimo pronome (in minuscolo) che indica l'entità muliebre, "ella"; su questo almeno non abbiamo dubbi, e per quanto il "voi" non mi suoni meno ambiguo (Voi tutti?), il fatto che il "Lei" maiuscolo sia stato riadottato dopo la caduta del fascismo e sia tutt'ora in uso senza eccezioni nel Belpaese mi dà parecchio da pensare; ritengo infatti che non ci siano mai stati tanti omosessuali a piede libero come in questi ultimi decenni, e questa sorta di "coincidenza" è perlomeno interessante perché di fatto, letteralmente, nel mondo delle parole in cui viviamo, ogni "lui" diventa "Lei" non appena qualcun altro gli rivolge -formalmente, o cortesemente- la parola; questa realtà linguistica è una delle innumerevoli abitudini che tutti noi abbiamo adottate per osmosi nella logosfera "cattolica", senza mai dedicarvi un singolo istante di riflessione; in grammatica il pronome ha la funzione di "sostituire il nome", e anche se sono pochi a conoscere il minimo indispensabile del proprio nome di battesimo, certamente per ogni "lui" non è mai, in nessun caso, per nessun motivo, una buona occasione per diventare un "Lei"; se non, appunto, come si diceva "quando c'era Lui", per mostrarsi "servili", almeno quanto un individuo disposto a inclinarsi di 90°;
il concetto di una "eccellenza" ridotta in"ella" e poi "Lei" non risolve la questione fintanto che la eccellenza stessa permane una entità femminile; almeno, non per quanto riguarda un soggetto maschile;
Wikipedia a proposito riporta "Spesso è considerato molto strano come sia nato l'uso di un pronome femminile anche per gli uomini", e almeno su questo dobbiamo convenire, non è qualcosa che consideriamo semplicemente strano, ma molto, molto strano. Anzi, troppo.
Per questo ci rifacciamo all'autorità del Wittgenstein, citato nel documentario: "Si pensa che l'apprendere il linguaggio consista nel denominare oggetti"; abbiamo appreso tutto quello che ci è stato insegnato, per quanto la natura degli oggetti denominati sia destinata da principio al mistero, per tutto ciò che trascende la logosfera umana.... Lei cosa ne pensa? 

Addendum: gli "scolaretti di prima classe" dovevano salutare la bandiera e mettersi in uniforme, ma qualcosa mi suggerisce che questo tipo di edificio scolastico fosse indefinitamente più salutare per i suoi occupanti:


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