mercoledì 20 novembre 2013

L'abitudine fa il monaco

Come ho già scritto spesso altrove, l'antica piramide alimentare sembra destinata a permanere, per un periodo pari a quello che ci separa dall'antico Egitto, nell' immaginario collettivo di tanti utenti alfabetici ammaestrati dalla più tenera infanzia ad accettare la fede come unico fondamento della propria conoscenza; la piramide alimentare è un monumento alla malattia e alla morte, ogni serio nutrizionista lo potrà confermare (prima o poi)


la versione rimodernata nel 2005 ha il grandissimo pregio di avere delle fasce verticali, e colorate:

ma come possiamo vedere gli orrori, o errori che dir si voglia, sono gli stessi; io ho ottenuta l'unica prova valida che possa confutare questo diagramma criminale (aggravato dall'omino disegnato coi piedi) eliminando dalla mia dieta tutto ciò che non è vegetale, e riducendo per quanto possibile quei vegetali che qui sopra sono separati da "vegetables" e "fruits", per quanto i "grani", ovvero i cereali, e i fagioli non appartengano al regno animale; si tratta comunque di alimenti il cui alto contenuto proteico, la lavorazione, o alcuni componenti "sospetti" ne fanno dei "contorni" occasionali, in una dieta che tende all'ideale supremo del crudismo; l'unica prova valida per qualsiasi cosa, per chiunque, è sempre e soltanto quella che riguarda direttamente l'individuo, e nel caso dell'alimentazione questa mia prova si traduce in uno stato di salute che soltanto oggi sono cosciente di non avere mai ottenuta prima;
soltanto ieri facevo presente al mio amico MF le differenze fra il lemma di Wikipedia dedicato alla lectina, nella versione Inglese e in quella Italiana; come spesso accade quello Italiano è un decimo dell'altro, ma notiamo in part. l'assenza di un cenno alla tossicità di queste proteine (la cui funzione nel mondo vegetale è "ancora incerta e non ben definita") che troviamo in "fagioli, cereali, semi, frutta secca e patate"; fra i cereali, il frumento è il fondamento della "piramide Italiana", con la sua particolare "dieta mediterranea" basata sulla farina di semola; ora, non bastasse il fatto che i carboidrati sono degli zuccheri che aspettano solo di entrare nelle nostre vene per rivelarci quanto dannosi siano, vista la potenziale tossicità della lectina mi guarderei bene dall' abusarne, ma sappiamo anche che non c'è abuso peggiore di quella che viene assunta come norma, o abitudine; osserviamo allora i fatti: pasta e pane sono una abitudine Italiana; non una tradizione, o un retaggio, o niente altro che una abitudine;
qui c'è un articolo della CBS News dell'anno scorso, in cui il cardiologo Dr. William Davis definisce il "frumento moderno" (creato negli anni '60-'70) un "perfetto veleno cronico", particolarmente pericoloso per la presenza di un oppiaceo, la gliadina, che a suo dire stimola l'appetito al punto che consumiamo una media di 440 calorie giornaliere di troppo, per 365 giorni l'anno (tenendo conto, appunto, della abitudine che è l'unico elemento a rendere ogni cosa potenzialmente dannosa);
questo è il video con l'intervista a Davis:


oltre alla abitudine piramidale dell'Italiano medio, ora dobbiamo contemplare anche questo secondo fatto certo, che la gliadina, come la lectina, si trovano entrambe nel triticum, il cui nome comune è grano, o frumento, di cui in Italia si consuma soprattutto -quasi esclusivamente- la sottospecie durum ("grano duro"); ora, esistono circa 350.000 specie diverse di vegetali, e nessuno ha mai trovata un'alternativa valida?
E chi l'ha cercata, soprattutto?

Wikipedia (en) qui elenca i tipi di gliadine (α, β, e γ) che formano il glutine, e per le quali l'uomo può sviluppare una enteropatia chiamata celiachia, una reazione infiammatoria che tronca i villi intestinali provocando l'impossibilità di assorbire regolarmente i nutrienti durante la digestione; riguardo questa misteriosa malattia, è possibile che chiunque si nutra quotidianamente di qualcosa che contiene un oppiaceo ne soffra in qualche grado, tanto che uno dei sintomi più frequenti sembra essere una stanchezza cronica che molti "individui sani" non saprebbero spiegare altrimenti...

Questo mio breve excursus tra i misteri del nostro "pane quotidiano" (un rimando alla logosfera sacra che non ho mancato di segnalare al Sig. Biglino su Facebook) dovrebbe se non altro invitare il consumatore alla riflessione, in un'epoca in cui si parla e si sparla di "OGM" e del "cibo biologico" che un tempo si chiamava frutta e verdura; mentre incombe la minaccia della Monsanto, e di tutti i possibili veleni che possono contaminarci attraverso quelli che credevamo genuini doni della terra, ci rendiamo conto che -proprio come per la nostra educazione scolastica, con le sue piramidi-killer- si tratta sempre e soltanto di credere o non credere in qualcosa, in questo si risolve la nostra intera "conoscenza", ovvero in tutto ciò di cui abbiamo notizia e che per qualche motivo -per qualsiasi motivo- decidiamo di ritenere degno di considerazione e di fede nell'unico modo possibile, mettendolo in pratica personalmente. 

Quando dico che non sapevo cosa volesse dire "star bene", prima della mia conversione al veganismo, non dico niente che il lettore onnivoro e inconsapevole potrebbe mai nemmeno immaginare, così come non lo potevo fare io prima d'allora; solo attraverso la mia esperienza personale oggi posso affermare con certezza assoluta che la "piramide alimentare è un monumento alla malattia e alla morte", e che al di là degli eccessi a cui sembra si stiano abituando anche gli Italiani e gli Europei in generale, grazie alla pessima influenza multi-mediale degli Americani, il modello di dieta alimentare più diffuso, non troppo distante da quello piramidale, è più o meno all'opposto di una dieta corretta; 

per il lettore scettico, che esita anche quando le informazioni presentate non sono state comprate o vendute da nessuno, e quando l'intento dell'informatore in questione è esclusivamente quello di condividere un genere di informazione sempre più rara, quella ottenuta interrogando sé stessi riguardo sé stessi, provvedo una evidenza di tipo fotografico, la testimonianza diretta del mio caso personale, raccolta sulla mia spiaggia di cemento la scorsa estate (giugno-agosto 2013):


il modello è il blogger, un individuo che ha frequentata una palestra per due stagioni distinte all'inizio degli anni '90, e di questo remoto episodio consiste più o meno tutta la sua carriera atletica; quello che si vede qui, ritratto con le modalità popolari del selfie, è un individuo che da oltre due anni (dopo un decennio di vegetarianismo) si nutre esclusivamente di frutti della terra (e non del mare), che trascorre la maggior parte del suo tempo in posizione discubita su un letto --con il computer acceso davanti-- e che solo l'inverno scorso ha deciso di coltivare i propri muscoli pettorali, per motivi ancora ignoti, utilizzando la sbarra per i sollevamenti che non aveva mai degnata di uno sguardo prima; questo sottintende il fatto che da quest'estate, con l'esercizio cotidiano, la situazione è ulteriormente migliorata. Non da ultimo, questo è un individuo che raggiungerà presto il suo quarantasettesimo anno di vita, e se al lettore cinico questa "forma" appare come quella tipica dell'uomo medio di mezza età, evidentemente viviamo in due mondi diversi;

questo è il tipo di "verità" che mi propongo di diffondere attraverso il mio blog; quella che corrisponde alla mia intima "realtà", esperita in prima persona; per colmo della vanità a conclusione di questo post devo ricordare ancora una volta il mio pensiero sul nutrimento del nostro corpo, e su tutti i danni che prima o poi si manifestano ugualmente attraverso il corpo: che questo corpo comprende un sistema nervoso centrale a cui fa capo il prosencefalo, o cervello, l'organo che accidentalmente usiamo anche per pensare; io non posso credere che alimentando il nostro corpo con dei pezzi di cadaveri, con lo zucchero, il caffé, e tutte le altre porcherie infami che la maggioranza dei consumatori insiste a ingurgitare ogni giorno, per mera abitudine, si possa produrre una attività cerebrale armonica e in qualche modo utile all'umanità, se non che uno si chiami David Lynch e di professione faccia il pittore e il film-maker post-surrealista. Se il risultato finale è (qualcosa come) Eraserhead, The Elephant Man o Dune (i film a cui ha lavorato nel suo "periodo Big Boy"), allora puoi ingozzarti di hamburger e patatine e milk-shakes e caffé molto zuccherato tutti i giorni, anche per otto anni di seguito. Ma per quanto ne so io, Lynch è un caso unico nel mondo e nella storia dell'uomo; tutti gli altri dovrebbero pensarci sopra un istante.

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